Derattizzazione

Principali specie di ratti e topi

Ratto grigio o Ratto di fogna

E’ una specie di grandi dimensioni con comportamento tipicamente neofobico (è diffidente verso le novità nel proprio ambiente

Ratto nero o Ratto dei tetti (Rattus rattus)

Il ratto dei tetti è più piccolo del ratto grigio ed è possibile trovarlo sia in zone rurali che urbane, di solito in ambienti rialzati

Topo domestico (Mus musculus)

Piccolo e minuto il topo domestico si distingue dal ratto anche per l’assenza del comportamento neofobico

PROCEDURE OPERATIVE E MEZZI CHIMICI PER LA LOTTA CONTRO I RODITORI

Classificazione generale: 1) Repellenti 2) Attrattivi 3) Rodenticidi: a) acuti (in dose singola) b) cronici (in dose singola o multipla)

DESCRIZIONE IN DETTAGLIO

Mezzi chimici repellenti Sono impiegati dove non è possibile o consigliabile l’uso di altri sistemi come negli impianti forestali, nei trasporti via mare di derrate alimentari, nelle cabine elettriche. Sono scarsamente persistenti.

Mezzi chimici attrattivi Servono per orientare il comportamento dei roditori spingendoli verso le trappole (trappole adesive adescanti) o stimolandoli al consumo di esche tossiche rese fortemente appetibili. Fra di essi ricordiamo i feromoni, gli oli vegetali, la glicerina, la melassa, lo zucchero, la cioccolata, il sale, la vaniglia, il glutammato di sodio.

MEZZI CHIMICI PER LA LOTTA CONTRO I RODITORI

1) Rodenticidi acuti: sono in grado di uccidere rapidamente i roditori, ma qualora la dose ingerita risulti insufficiente ed il roditore sopravviva, si sviluppa una avversione permanente all’esca tossica e l’informazione è trasmessa anche agli altri componenti della colonia. Sono molto pericolosi per l’uomo e gli animali non bersaglio (in questi ultimi si possono avere avvelenamenti primari o secondari per consumo di carogne di roditori morti avvelenati). Esempi: Scilliroside, stricnina, fluoro-acetato di sodio, fosfuro di zinco, solfato di tallio.

2) Rodenticidi cronici: non uccidono rapidamente i roditori che quindi non associano i sintomi da avvelenamento con il consumo dell’esca tossica. Sono tutte sostanze che agiscono come anticoagulanti del sangue, di facile reperibilità e somministrazione, il loro antidoto è rappresentato dalla vitamina K. Si distinguono in:

a) Rodenticidi di 1° generazione: il loro effetto tossico compare dopo che il roditore si è alimentato più volte dell’esca tossica. Esempi di sostanze attive: warfarin, cumarolo, pivaldione, clorofacinone. La lotta contro i roditori in strutture della filiera alimentare

b) Rodenticidi di 2° generazione: per raggiungere la dose letale è sufficiente che il roditore si alimenti una sola volta dell’esca tossica. I sintomi da avvelenamento compaiono alcuni giorni dopo il consumo dell’esca. Schema cronologico: il roditore vince la diffidenza (neofobia) per l’esca nuova in 4/5 giorni; i primi roditori che si alimentano sono i dominanti (alfa) e cominceranno a morire dopo 4/5 giorni dal consumo, quindi circa 10 giorni dopo il posizionamento di un’esca tossica nuova. I roditori subordinati (beta) consumano l’esca circa due giorni dopo che se ne sono cibati i roditori dominanti. L’effetto tossico di un trattamento di derattizzazione si manifesta quindi almeno circa 10 giorni dopo il posizionamento delle esche e si esaurisce entro un periodo di tempo non precisabile, il cui termine è comunque indicato dall’assenza di consumo delle esche per almeno 3/ 4 giorni. Esempi di sostanze attive: Bromadiolone, Difenacoum, Brodifacoum, difethialone.

I MEZZI FISICI PER LA LOTTA CONTRO I RODITORI

1) Trappole meccaniche:

a) tipo a cattura singola – necessitano di esca

b) tipo a cattura multipla (modello tin-cat e simili – non necessitano di esca; modello ekomille – necessita di esca) Sono utili per il censimento di specie e di numero e per il monitoraggio oltre che per la lotta in senso stretto. Devono essere impiegate all’interno di strutture attinenti al settore alimentare in alternativa alle esche tossiche che portano a morte i roditori in aree che non possono essere contaminate dalle carogne o che non possono essere facilmente ispezionate per la rimozione delle carogne.

2) Trappole collanti: si tratta di tavolette adesive frequentemente aromatizzate con sostanze attrattive; quelle per i ratti devono essere solidamente ancorate al terreno per evitare che il roditore fugga insieme alla trappola se l’animale non è stato immobilizzato con tutte le zampe; in alcuni casi il ratto può amputarsi una zampa per fuggire. Sono utilizzabili, come le trappole meccaniche, quando non è possibile impiegare esche tossiche; l’elevata temperatura e la polvere dell’ambiente ne diminuiscono fortemente l’efficacia. Il roditore catturato muore di stress rilasciando urina e feci che contaminano la trappola e la zona circostante (maneggiare con cautela indossando guanti di protezione).

3) Apparecchiature ad emissione di ultrasuoni: è ormai convinzione generale che i vantaggi ottenibili con queste apparecchiature siano molto limitati, poiché è dimostrato che ratti e topi si abituano rapidamente agli ultrasuoni (frequenza superiore a 20 KHz fissa o variabile in modo casuale). Analogamente insorge indifferenza ai “biosuoni” (registrazioni di vocalizzazioni di uccelli rapaci) poiché i roditori comprendono che al suono che attiverebbe la loro fuga non fa seguito alcun predatore.

4) Apparecchiature ad infrasuoni: emettono suoni ovvero vibrazioni con frequenza di circa 20 Hz che vengono diffuse alle strutture edilizie. Arrecano un breve disturbo tattile ai roditori che rapidamente si abituano. Sono montate in grandi strutture alimentari costruite con la previsione dell’impegno di queste vibrazioni che non sono tollerate da tutte le strutture edilizie senza danno (l’ideale è rappresentato da strutture in cemento armato, molto elastiche e buone conduttrici delle vibrazioni). Gli infrasuoni non sono in alcun modo avvertiti dall’uomo.